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Educhiamo noi stessi a promuovere il benessere interiore Primi passi
Riagganciandoci a quanto detto nel precedente articolo immaginiamo quante alternative
vi sono venute in mente cercando il sostituto al termine “dovere” sicuramente più di uno, ma uno solo è magnificamente sensato e ragionevole, questo è: sarebbe opportuno. Questa espressione non solo si presta a qualsiasi prova di verità intesa come prova di ragione di essere, ma è addirittura un antinevrotico in quanto in grado ogni volta di motivare e spiegare le azioni della persona conservandogli il contatto con la realtà che...
prevede, ovviamente, anche la possibilità che ciò che noi preferiamo potrebbe anche non realizzarsi; preservando così la mente umana da in’utile attività psicologica basata sul falso quindi distressante e disfunzionale. Il “sarebbe opportuno” non solo esprime rispettosamente le preferenze della persona senza illusioni e senza drammatizzazione, non solo favorisce la realizzazione dei progetti, ma informa anche implicitamente su ciò che è in’opportuno ovvero dannoso e disfunzionale per il benessere personale. Facciamo qualche esempio. Premettiamo che: nella mente umana qualunque preferenza o desiderio, anche il desiderio più grande del mondo, se non si realizza al massimo da luogo ad una delusione e noi esseri umani siamo capacissimi di gestire una delusione, lo facciamo già dai primi anni di vita! Al contrario il “devo ottenere….”non prevedendo l’esito sfavorevole da luogo alla drammatizzazione da parte della mente umana, che ovviamente attuerà provvedimenti estremi. Consideriamo ad esempio il fenomeno del tradimento del/la partner ed il fenomeno della bocciatura dell’alunno. E’ noto a tutti che il tradimento è un comportamento possibile all’interno della coppia antico quanto la storia dell’uomo; sappiamo tutti di quanti partner ogni giorno devono prendere atto della sgradita realtà ad opera della persona amata; come mai una piccola percentuale di partner traditi attuano provvedimenti drammatici (si tolgono la vita o uccidono il partner infedele) mentre tutti gli altri affrontano la spiacevole realtà e poi col tempo si riorganizzano? Qual è a livello psichico la differenza fra il primo tipo ed il secondo? A questo punto è abbastanza ovvio che la differenza è data dalle diverse cognizioni personali dei due tipi di personaggio, evidentemente il nucleo cognitivo che regola questo tipo di evento nel primo è basato su cognizioni doveristiche del tipo: non mi doveva tradire! Non lo posso sopportare! È drammatico quanto è accaduto! È finito tutto per me! A questo punto nella sua mente si fa largo il progetto/provvedimento drammatico; nel secondo tipo, quello che vive un sano dolore, le cognizioni alla base del suo comportamento sono sane e funzionali. E’ molto probabile che il suo modo di pensare fosse: spero mi sia fedele, il tradimento è un’azione spregevole, è opportuno rispettare la persona amata altrimenti il rapporto finisce, le strade si separano….. e di fronte all’evento negativo, con sano dispiacere e delusione reimposta gradualmente la sua vita. Lo stesso vale per quella piccola percentuale di alunni che ogni anno alla fine della scuola commettono atti inconsulti perché non hanno superato l’esame. La drammatizzazione dell’evento sfavorevole è sempre determinata da pensieri doveristici e irrazionali come ad es.: devo essere promosso altrimenti è un dramma! E’ forse possibile a questo punto iniziare a comprendere lo stretto legame esistente fra modo di pensare e disagi emotivi o sofferenza. Una domanda lecita potrebbe essere: si ma come si fa a pensare in una maniera diversa? Più razionale? Rispondere a questo interrogativo sarà l’argomento del prossimo articolo.
Dr.ssa Elisabetta Vellone