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bambini uccisi in famiglia
BAMBINI UCCISI IN FAMIGLIA
In questa nostra sottostimata esistenza in vita il sacro fulcro e l’epicentro del fenomeno è la vita stessa. Non è un gioco di parole, ma una complessa, misteriosa indiscutibile verità.
L’uomo arrogante, nei suoi deliri di onnipotenza,
spesso si affanna, anche per tutta la durata della sua esistenza, nel tentativo di individuare la formula misteriosa di detta vita e al contempo brama lo svilimento del valore della stessa.
La vita è un dono che va onorato; difeso e goduto, non certo un dono di quelli acquistati di corsa all’ultimo momento per la Befana o per il compleanno, ma un dono che viene dall’Alto e di in’estimabile valore che si esprime sotto forma di “presenza umana nuova” tale che la dove prima non c’era “poi c’è”. In tutto ciò il genitore è il privilegiato per eccellenza nell’opera procreativa in quanto veicolatore della perpetuazione della vita.
Una volta ricevuto il dono della genitorialità il soggetto siede su un trono speciale quanto imponente agli occhi del neonato, ma anche dall’ottica del sistema sociale di appartenenza. La genitorialità non si esaurisce con l’evento generativo, poiché chiama in causa la dimensione psichica depositaria di tutto il bagaglio cognitivo, affettivo e spirituale del soggetto, elementi questi che vanno a costituire un flusso unico e coerente di contenuti impliciti ed espliciti, ispirati al principio del bene comune in relazione al proprio figlio; processo questo comunemente definito: educazione.
I figli nella prima fase dell’esistenza essendo caratterizzati dall’egocentrismo e dalla mancanza del senso della realtà sono in una condizione psicofisica di totale dipendenza dal genitore, condizione questa che li protegge, ma contemporaneamente, alla luce degli odierni drammi relativi all’infanzia, li espone a possibili sofferenza e gravi pericoli.
E questo in quanto oggi assistiamo inattivi ad una tendenza del genitore a scindere o separare la genitorialità biologica da quella psicologica nel senso che i medesimi tendono sempre più spesso a delegare a terzi le proprie competenze rivendicando però la proprietà del piccolo, mentre il ruolo di genitore non si può delegare.
Premesso ciò dobbiamo amaramente prendere atto come il genitore si manifestì sempre più frequentemente un proprietario dispotico dei propri figli visti i casi di bambini abusati, seviziati, maltrattati e persino uccisi dagli stessi genitori; il fenomeno è allarmante e fortemente avvilente; il silenzio delle autorità è disorientante.
Se l’essere umano nella sua performance più nobile diventa il pericolo numero uno cos’altro ci si può aspettare dall’estraneo? L’uomo sta perdendo la capacità di amare fenomeno questo da considerarsi al pari di una bomba innescata per tutta l’umanità. Rallentiamo un attimo la folle corsa verso il nulla e riflettiamo da umani su questa grave patologia dell’affettività che sta cambiando in termini emotivi, affettivi e comportamentali il modo di porsi di fronte al miracolo VITA.
Dott.ssa Elisabetta Vellone