crisi lavoro persone scuola nella molto incontro propria quando senso grande persona sociale delle stato anche altri sempre figli propri parte mentale tempo cookie mente dello esperienza tutti psiche società nostro giorno condizione prima famiglia essere Lavoro umana bambini capacità genitore fenomeno proprio nostra umano possibile soprattutto personale giovani mondo
Si possono cambiano i comportamenti ... non le persone!
Nella nostra attività professionale, ormai trentennale, abbiamo avuto l’opportunità e il privilegio di accedere ed esplorare l’intimità psicologica, delle persone che ce lo hanno richiesto, passando per l’ingresso principale.
Intendiamo esprimere tutta la nostra gratitudine ad esse per la fiducia accordata, ma anche e soprattutto per aver permesso e contribuito alla tessitura lenta e progressiva di un bagaglio di esperienza professionale, oltre che umana, il quale a nostro parere rappresenta oggi la nostra risorsa più prestigiosa. Molto abbiamo dato e moltissimo abbiamo ricevuto. Grazie.
In detto felice percorso professionale la nostra capacità empatica si è molto assottigliata tanto da essere utilizzata a mo’ di terzo occhio: l’occhio del cuore e della mente. Grazie anche a questa migliore visione ci capita spesso di cogliere, nel fare del nostro interlocutore, proprio ciò che viene più accuratamente nascosto motivo per cui abbiamo optato, guidati dal buon senso e dallo spirito della nostra missione, di rispondere ad una domanda che avvertiamo, ma che difficilmente viene formulata; seguendo il senso di tale premessa possiamo distinguere gli esseri umani, potenziali destinatari della nostra opera professionale, in due grandi gruppi: il gruppo dei “decisi”, quelli che spigliatamente di fronte ad un problema psicologico o comportamentale, si rivolgono allo specialista di fiducia per affrontare e risolvere il disagio ed il gruppo degli “evitanti”, quelli che pur avendo problemi evitano accuratamente di farsene carico, non prendono posizione, si trascinano e si raccontano mille scuse ristagnando nel disagio.
Di detto secondo gruppo abbiamo collezionato, nel corso di trent’anni, un insieme di perplessità contraddittorie generate da un mix di paure e curiosità che evincono da una serie di commenti praticamente classici. Ne citeremo alcuni: “nessuno può capire meglio di me le mie cose”, “sarei curioso di sapere che succede in quelle sedute”, “nessuno mi deve dire quello che devo fare”, “ti fanno il lavaggio del cervello”, “io non mi faccio cambiare da nessuno” ed altre simili. In nome e nel rispetto di queste persone timorose descriveremo il succo di una prima seduta tipica. Il paziente chiede aiuto perché avverte un problema o una sofferenza; lo specialista accoglie la descrizione del disagio emergente, raccoglie la storia del soggetto, prende atto della richiesta del paziente e fa una proposta di intervento ( in base alla diagnosi) mirata a corrispondere alle aspettative del richiedente.
Se le parti si trovano d’accordo si inizia a lavorare sul disagio (o disturbi) dichiarati fino alla risoluzione di questi e del recupero dello stato di benessere. Lo psicoterapeuta è solo un dottore specializzato nel funzionamento della mente umana in grado di usare strategie finalizzate a produrre riparazione del nucleo che genera sofferenza.
Dr.ssa Elisabetta Vellone