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Siamo un paese che parla, parla, parla, ma …
Ormai a mo di raffica apprendiamo eventi di violenza e devianza ad opera di ragazzini spesso al di sotto dei 14 anni di età, descritti con
vari epitaffi: “branchi di minorenni”; “mini gang”; “branchi di ragazzini violenti e delinquenti”; “bullismo e
violenze sessuali ad opera di minori”; “branchi di ragazzini i quali agiscono in stato mentale alterato a causa di uso di alcool e di droghe”; fenomeni di bullismo a partire dalla scuola primaria.
E’ indubbiamente molto difficile riflettere su questo fenomeno sociale in espansione, in quanto è abbastanza da vergognarsi in massa per questo abbandono educativo dei giovani e dei piccoli a se stessi, ma ancor più triste è il rendersi conto della sciaguratezza, l’incapacità e l’incoscienza di tutte le autorità preposte all’educazione e la formazione dei giovani. Pensiamo ai genitori, agli educatori, ai formatori, a tutti gli enti pubblici e privati che si occupano dell’infanzia e l’adolescenza senza escludere ovviamente le autorità che legiferano in detto vasto campo. Come dice un vecchio proverbio “l’albero va drizzato quando è piccolo”. L’educazione e la formazione sono processi che iniziano da quando si viene al mondo e l’idea di se stessi e del mondo circostante si forma e si insedia nella mente nei primissimi anni di vita.
Il bimbo ha bisogno di pochi elementi per crescere sano, forte e fiducioso, elementi riducibili al concetto di Amore Vero verso la Persona del neonato, del fanciullo del bambino e di un ambiente stabile e amorevole. Amore che non può prescindere dalla trasmissione dei valori portanti della vita, ne dalla coerenza fra il dire e il fare dei modelli di riferimento, che non può fare a meno dell’insegnamento delle regole e dal sacro buon esempio degli adulti.
Guardandoci intorno ciò che evince dal punto di vista da cui ci poniamo dal “brodo di cultura sociale”è a dir poco tragico per un cucciolo umano e quindi in proiezione futuristica per l’intera società. Famiglie smembrate e riassemblate prive di anima, case dormitorio prive di riti quotidiani di calore e regole, ragazzini sradicati o costretti ad assistere a continui scontri verbali se non addirittura fisici fra i membri della coppia i quali sempre più spesso tendono a chiudersi, isolarsi rabbiosamente nel loro rancore confuso perdendo stima e contatto con gli adulti. Bimbi, ragazzini che si sentono soli dentro, privi di valore i quali non a caso spesso si consolano tuffandosi nella “rete”, altro luogo nefasto incontrollato e insidioso permesso e fornito dagli adulti. E poi la massiccia presenza dei supplenti genitoriali: le babysitters, il nido, l’asilo, la scuola, la parrocchia, i luoghi dello sport supplenti questi non sempre affidabili e non raramente popolati di orchi e di streghe della peggiore specie.
Intorno agli 8 anni di età il piccolo dispone di un “IO” iniziando ad interagire col mondo esterno in prima persona tramite l’attrezzatura affettiva ed emotiva di cui dispone e proprio in questa fase i semi posti negli anni precedenti iniziano dare i propri frutti. Quell’io digiuno dei molti bisogni primari quali accennati sopra si affaccia al mondo assetato di amore, di accettazione, di consenso, alla ricerca di riferimenti guida per orientarsi e iniziare a sognare trovando invece una società fittizia, sgangherata, minacciosa, scorretta e incoerente, malata di egoismo, individualismo con l’ossessione dell’apparire e del potere.
E’ quindi molto probabile che quel giovane si perda in tale vortice mendace e infettato iniziando a mettere atto, sempre più precocemente, la tendenza ad aggregarsi ai propri simili pur di sentirsi considerato, pur di placare l’intenso bisogno di appartenenza, iniziando quindi ad emulare gli adulti, quelli peggiori, quelli che sono più in debito con la sua persona e pertanto come da legge di natura saprà fare molto peggio di questi.
Il povero adulto ignaro della sua grande responsabilità si sente vittima e si interroga sul perché i giovani siano così cambiati, cosi ingestibili dimenticando che siamo cambiati noi adulti avendo smesso di amare per iniziare a bramare dimenticandoci di loro e dei loro bisogni primari da troppo tempo!.
Dott.ssa Elisabetta Vellone