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Il buco nero: dalla famiglia al mondo del lavoro
Se per famiglia si intende: microsistema sociale preposto innanzitutto alla prolificazione, cura, educazione e formazione della prole, allora dobbiamo prendere atto che nell’attuale famiglia si è realizzato un preoccupante buco nero del quale poche persone sembrano averne consapevolezza. Il buco nero riguarda l’educazione e la formazione dei figli, poiché in essa abita e si promuove la prima forma di coscienza sociale. I figli di questa epoca, grandi consumatori, passano dalla culla al McDonald’s, alla vita di branco bypassando quasi totalmente la vita familiare. La maggior parte dei nostri ragazzi passano a casa solo per fare i rifornimenti e tutto il tempo libero tende ad essere trascorso con gli amici. In famiglia occupano una stanza caotica stracolma di cose futili e indumenti ammassati a mo’ di mercatino di “robivecchi” nella quale è vietato l’ingresso agli estranei. I giovani non sono interessati agli incontri di famiglia, al quotidiano famigliare, alla condivisione di alcunché riguardo alla casa, non sono interessati ai rituali delle feste comandate, a parte i regali esatti come una tassa...
Precocemente vantano il diritto di fare vacanze da soli, non comprano il latte alla mamma, non buttano la spazzatura, non passano dal fornaio e molto spesso non sanno nemmeno di quanti vani è composta la loro abitazione. I lavoretti in casa? Roba da operai! La collaborazione? Hanno troppo da fare! La famiglia, quasi un’entità ingombrante da spodestare sotto ogni aspetto e tener fuori dalla propria vita: sono dei “rompi”e basta! Una modesta percentuale concede la grazia di andare bene a scuola e per questo privilegio le loro spettanze aumentano. Risulta latente, nella maggior parte di essi, il sentimento di appartenenza ad essa, il senso di responsabilità, il senso del dovere, la riconoscenza, lo spirito di collaborazione, lo spirito di sacrificio e qualsiasi forma di empatia. Se essi stridono con il gruppo sociale naturale e affettivamente più significativo, come si può pensare che possano poi inserirsi positivamente nel sistema sociale, nel mondo del lavoro e divenire a loro volta motori e modelli. Ma che fine hanno fatto i genitori? Quelli che hanno il privilegio, il diritto/dovere di educare alla vita? Quelli che hanno la responsabilità? Perché si sono impantanati, accontentandosi di raccogliere solo le briciole? Il mondo del lavoro, e tutto il sistema sociale in generale, sta già accusando i danni ed il malessere che scaturisce da questo buco nero; i “bamboccioni” e le “bimbe minghia” risultano una popolazione in crescita e il mondo del lavoro è in rosso, non trova braccia giovani disposte a lavorare, posti disponibili che vengono rifiutati e ,probabilmente, chi li rifiuta sono gli stessi che non hanno mai buttato la spazzatura o passati dal fornaio per prendere il pane per casa. Questo è un problema sociale che denuncia la lacerazione in atto delle maglie più delicate del sistema sul quale ogni persona, ogni ente ed ogni autorità è chiamata a riflettere ed attivarsi.
Elisabetta Vellone