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Il dramma dei sintomi di senilità infantile
Ci piace pensare che i lettori ai quali ci rivolgiamo siano una folla di persone umili capaci di riflessione, di spirito critico ed autocritico, capaci di coscienza. Cari colleghi di vita vi sarete certo resi conto, e se no cercate di farlo quanto prima, che la barca sulla quale viaggiamo sta andando a fondo.
Si apprende in questi giorni che un’alta percentuale di bambini,
di quei pochi che riusciamo a generare, accusano patologie e quadri clinici tipici della terza età ovvero bambini che presentano disturbi tipici della persona anziana; si annoverano fra questi la demenza mentale, l’obesità, l’ansia, l’anoressia e la bulimia, il diabete, l’ipertensione, l’insonnia, il colesterolo alto, i disturbi dell’umore, la solitudine ed altre. Per vari motivi, ma soprattutto per quanto appena detto, come società adulta dovremmo vergognarci profondamente e, usando un linguaggio familiare ai più piccoli, essere TUTTI sospesi ad oltranza per grave incapacità.
Nonostante il penoso periodo storico di cui siamo tutti corresponsabili, ma del quale ci risparmiamo qui di elencarne le pene, si coglie spesso negli occhi della fascia “adulti” una certa convinzione furbetta tipica di chi ritiene di aver trovato la formula segreta della felicità si tratta di quell’esercito di persone dai trenta ai cinquant’anni che riservano un accanimento particolare alla cura dell’immagine investendo tempo ed energie per curare la pelle, per curare l’aspetto corporeo emulando uno stille di vita come fossero eterni adolescenti.
Detto fenomeno in progressiva espansione, e che chiama all’appello soprattutto l’adulto con prole, evidenzia una in’evitabile deficiente capacità di svolgere responsabilmente il ruolo genitoriale. Troppi bambini trascurati e abbandonati a se stessi (soprattutto in senso psicologico), senza regole funzionali, senza una supervisione amorevole, protettiva e costante, senza rituali sani e riferimenti familiari solidi e rassicuranti, nonché senza spazi di condivisione e senso di appartenenza alla vita dei propri genitori.
Molti bambini soffrono, soffrono tanto prima di deragliare sotto il peso un assetto cognitivo povero di affettività distorto e deviante che li condurrà prima o poi al disturbo psichico o fisico che sono poi due facce della stessa medaglia.
Ma, a quanto sembra sia i genitori che le alte cariche che della società, non vedono, non capiscono o preferiscono non capire, preferiscono pensare che è a causa dei tempi che cambiano, ma i tempi non cambiano, cambiano solo le persone; molti attuali genitori hanno troppo da fare con se stessi, con i loro spazi personali, la loro bramata “libertà”, l’autonomia eccetera per fare seriamente la Mamma o il Papà.
La famiglia deve essere un’unità solida, calda e stabile se intende esercitare il diritto di mettere al mondo delle anime innocenti tenendo ben presente che il ruolo di genitore non può essere delegato A NESSUNO.
Dott.ssa Elisabetta Vellone