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il lavoro e il fenomeno dell'abuso
Il primo articolo della nostra Costituzione è categorico: L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro; lavorare è un diritto della persona. Sulla carta!! In pratica sembra invece una repubblica radicata sull’abuso.
Posando l’attenzione sul termine in questione si evoca automaticamente la piaga dell’abuso sessuale ai danni di donne, bambini e, sebbene raramente, ai danni di uomini. Essendo questa, però, una pagina che si occupa del ” mondo del lavoro” ci poniamo doverosamente dall’ottica dell’abuso di potere in generale che, con la sua reiterata pratica, opprime ed offende il nobile concetto del lavoro, i diritti della persona, la dignità di ogni lavoratore perbene, ma soprattutto il sacrosanto diritto di vivere coerentemente la propria vita in un paese cosi detto democratico.Il comportamento di abuso è talmente radicato e diffuso che si è quasi impadronito, divenendo parte integrante, della “relazione umana” nel senso che già dalle prime battute di un approccio interpersonale vengono stabilite, inconsciamente, le regole fra il potenziale abusante e l’abusato; in altre parole viene stabilito chi comanda e chi obbedisce; chi ha potere e chi non conta; chi può … e chi non può … Il comportamento di abuso ha un alleato strettissimo che si chiama potere.
Da un sondaggio intuitivo, basato sui documenti di vita vissuta, risulta che la maggior parte delle persone alle quali viene conferito un briciolo di potere tende ad usarlo per trarne vantaggi personali, in modo violento, divenendo così abusante.
Nel mondo del lavoro l’esercizio abusante del potere è un fenomeno che si estende a macchia d’olio non risparmiando quasi nessun ambiente. Dalle caserme ai collegi, dalla multinazionale all’impresetta privata, dalla classe scolastica agli organi di governo, nel mondo dello sport, dello spettacolo e persino nelle organizzazioni di beneficenza e volontariato. In questo penoso periodo di depressione, mancanza di lavoro e di precarietà, l’abusante sta vivendo il suo miglior delirio di onnipotenza, la dove un’ esercito di persone minacciate implicitamente di perdere il proprio posto di lavoro sono costrette ad obbedire alle richieste più assurde e tenute, ovviamente, a mostrare gratitudine.
Le pretese dell’abusante di turno (capo classe, capo branco, direttore, responsabile, caposquadra, capo del personale, capufficio, capo gruppo, diretto superiore, datore di lavoro ecc. ) possono essere le più svariate e si concretizzano in diverse forme tra cui: obbedienza, disponibilità, compiacenze varie, favori, collaborazioni di vario tipo, servilismo, orari di lavoro prolungati, prestazioni varie, sfruttamento ecc. fino ad arrivare agli illeciti e all’amoralità.
Ma chi è l’abusante? Chi è questo orco mascherato da benefattore che semina sporcizia e malvagità? Consoliamoci, perché esso è solo un disturbato mentale con il complesso di inferiorità ed impotenza che arrogantemente lenisce le sue pene abusando del prossimo ed illudendosi, così, di essere forte, potente ed importante.
Dr.ssa Elisabetta Vellone