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problemi sessuali: disturbo del desiderio
Distinguiamo i disturbi del desiderio in due categorie: “Inibizione del desiderio sessuale” ed “Avversione sessuale”
Per quanto riguarda il primo, inibizione del desiderio sessuale, una considerazione frequentemente esposta allo specialista è la seguente: non è possibile che la mia mente inibisca il mio desiderio, poiché io so con certezza che desidererei averlo … E’ implicita in questa frase tutta la ovvia mancanza o confusa conoscenza dei sofisticati meccanismi mentali inconsci.
Pensiamo alla mente come ad una dimensione complessa
governata da due forme di intelligenza impossibilitate a dialogare fra di loro motivo per cui la realtà inconscia può apparire diametralmente opposta alla realtà razionale. La dimensione inconscia è governata dall’intelligenza emotiva; la dimensione razionale o cosciente è governata dall’intelligenza pratica e razionale. L’intelligenza emotiva è attiva da subito, dal concepimento; l’intelligenza razionale si attiva progressivamente, parallelamente alla maturazione del sistema nervoso, nel corso delle varie fasi di sviluppo. Se ne deduce che l’intelligenza emotiva ha una gestione viscerale e radici più profonde nella storia della persona; ad essa è affidata la gestione dell’economia emotiva facente capo all’istinto di vita, l’istinto di sopravvivenza e alla tendenza allo stato di benessere.
Ciò premesso torniamo all’inibizione del desiderio sessuale ora partendo dal presupposto che i provvedimenti operati dal nostro inconscio sono finalizzati a realizzare il nostro bene; la domanda che ci poniamo è: qual è la logica inconscia secondo la quale inibire il desiderio sessuale costituisce un provvedimento positivo? Rispondere a detta domanda equivale a pretendere rispondere a quali sono le cause di un mal di testa; le cause che possono dar luogo ad uno stesso sintomo ovviamente possono essere molteplici ed è tenendo presente ciò che ci limiteremo all’utilizzo di un unico esempio allo scopo di comprendere soprattutto il senso della manovra di inibizione e non quello di individuarne tutte le possibili cause.
Supponiamo il caso del fanciullo (o fanciulla) in piena fase edipica epoca in cui si definisce e si costruisce la propria identità sessuale. Per legge di natura, e con l’ausilio della cultura di appartenenza, in questa fase il piccolo si identifica con il genitore dello stesso sesso e dimostra un attaccamento morboso con il genitore di sesso opposto. Supponiamo un maschietto in piena identificazione con la figura paterna, al quale il formando è portato istintivamente a somigliare, imitare ed emulare per realizzare la propria identità in termini di: io sono maschio, contemporaneamente al suo attaccamento morboso verso la mamma della quale diventa geloso e possessivo. Supponiamo, per convenzione, che in detta fase le pulsioni sessuali inconsce lo portino a desiderare di possedere sua madre, ma la sua coscienza non lo permette e fa scattare la censura, con tanto il senso di colpa, senso di sporco e di indegnità come figlio e desiderio di ristabilire l’armonia interiore perduta. Nell’esempio descritto l’intelligenza inconscia si può attivare , per ristabilire lo stato di benessere, rimuovendo il ricordo dell’accaduto ed inibendo il desiderio sessuale per non correre più il rischio di tale sofferenza e conflitto interiore che naturalmente va ad assumere carattere di trauma.
La sofferenza scaturente dal conflitto interiore hanno indotto la psiche del soggetto a prendere quel tale provvedimento, poiché dopo l’esperienza traumatica il desiderio sessuale, inconsciamente, è associato al dolore e al rischio di rimanere soli.
Dr.ssa Elisabetta Vellone