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Il lavoro come dono
Sono argomenti del giorno il lavoro, la crisi economica, la disoccupazione, i nuovi tipi di lavoro, nuovi tipi di contratti, nuovi tipi di bisogni; si parla anche dei danni alla salute mentale del lavoratore dovuti a cause varie: stress, insoddisfazione ,mobbing, senso di precarietà, sfruttamento, disoccupazione; qui si è parlato della crisi del ruolo di lavoratore, in varie occasioni si è trattato circa l’importanza ...
di provare appagamento e soddisfazione nel proprio lavoro, l’importanza di trovare nell’attività lavorativa un canale attraverso cui esprimersi, creare e interagire in armonia con il prossimo e l’universo che ci circonda. Si è sottolineato il principio secondo il quale lavorare è un diritto/dovere di ogni essere umano adulto.
Raramente invece si parla del lavoro volontario. Naturalmente, essendo il volontariato una prestazione lavorativa non retribuita e non regolata da criteri doveristici ed economici, viene scorporato dalla categoria lavoro pur essendolo a pieno titolo. E’ noto che il nostro paese è uno dei più fervidi in quanto ad attività di volontariato; un esercito di operatori si attivano ogni giorno nelle più disparate zone disagiate del sociale: ospedali, anziani, bambini a rischio, barboni, handicappati, istituti vari e poi alluvionati, terremotati, poveri ecc..Se si considera anche l’attività svolta nelle emergenze all’estero, nel terzo mondo, nei luoghi della guerriglia con campi, missioni, gemellaggi ecc. ci si rende conto che il fenomeno è di proporzioni enormi, ma chi è il lavoratore volontario? Perché un essere umano adulto sceglie liberamente di offrire la propria prestazione a titolo gratuito? Perché mette a disposizione il suo tempo libero, le sue ferie, la sua energia e spesso anche il suo denaro? Secondo un vecchio detto: nessuno fa niente per niente! Secondo una legge psicologica la creatura umana per attivarsi ha bisogno di motivazioni capaci di produrre la giusta tensione propedeutica all’azione, ha bisogno di porsi degli obiettivi significativi per procedere e mantenersi motivati. Alla luce di questi presupposti cerchiamo allora di comprendere il perché del lavoro volontario. Come detto sopra il volontario offre il suo tempo, la sua energia e affronta anche i costi necessari, ma cosa riceve in cambio sì tanto prezioso e motivante? L’utente dell’opera volontaria è una persona declassata, povera, disagiata ed impotente a procurarsi da sola il servizio di cui ha bisogno, ma soprattutto è un essere frustrato nel suo bisogno di appartenenza alla vita degli altri, è frustrata nel suo bisogno di considerazione e di dignità personale, è una persona sola, rassegnata a soffrire, svilita. Il volontario, con la sua gratuità, restituisce anche se in dose minima speranza e dignità, senso di appartenenza che riaccendono la luce interiore; nella magia di questo intimo incontro psico affettivo, quando gli occhi brillano e mancano le parole si realizza il prezioso scambio pregno di gratitudine, amore e reciprocità. Il volontario si appaga in tale abbondanza emotiva e fattiva, trova il senso pieno in ogni cosa del creato e nella propria esistenza. Non esistono beni materiali o retribuzioni capaci di competere con la grandezza della gratuità. Quanto detto obbliga ad una considerazione: se il bisogno di gratuità e reciprocità è così forte probabilmente vuol dire che il nostro sistema sociale è incapace a realizzarlo per la persona.
Dott.ssa Elisabetta Vellone