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Nessuno colloquio è più temuto di quello che avviene nel silenzio con se stessi
Nessuno colloquio è più temuto
di quello che avviene nel silenzio con se stessi
Ovviamente, dalla nostra ottica squisitamente psicologica, c’è di che preoccuparsi se ci fermiamo a riflettere sulla misera condizione in cui è venuto a trovarsi l’essere umano; misera, perché l’uomo ...
(di qualunque età) si è svuotato delle sue ricchezze, delle sue risorse e le sue virtù, ora soffre poiché debole, confuso, disorientato e impotente. Data la natura degli esseri umani il ciclo vitale individuale dovrebbe sostanziarsi in fasi di maturazione e sviluppo organizzati entro le diverse fasce di età. I primi dieci anni di vita, quelli dell’innocenza e la dipendenza, la natura prevede che siano quelli della “semina”: il bambino, nel suo sano egocentrismo, cresce e si forma nel caldo nido di amore famigliare dove fa il pieno di risorse affettive positive che gli consentiranno di affrontare pro positivamente il suo percorso di vita. Dai dieci ai venti anni vive la fase delle ”prove di se” dove, grazie a quel pieno realizzato in partenza e ad una danza libera caratterizzata da esplorazioni, prove e tentativi diventa uomo/donna acquisendo lo status di adulto. Dai venti ai cinquanta, nella sua forma più completa e smagliante, diventa protagonista della sua vita sia nella sfera privata che in quella pubblica. Dopo i cinquanta, tempo della contemplazione e delle onorificenze, dovrebbe finalmente godersi i frutti prodotti e dedicarsi alle cose che ama: la famiglia, l’arte, la cultura, lo svago, la vita sociale mentre, contemporaneamente, svolge funzione da modello/icona per le nuove leve. Questo però solo in teoria, perché guardando cosa accade nella pratica viene voglia di dimettersi. I bambini sono sollecitati a fare i grandi: griffe, sostanze tossiche, sesso precoce, linguaggio disinibito, chat; i grandi fanno i bambini: pub, vita notturna, atteggiamenti anarchici, incoscienza, sballo; i nonnini sempre più spesso sono esseri induriti e spigolosi, i genitori sono una razza in estinzione. In questo mega disordine bombardato da stimoli, rumori, immagini ed illusioni l’uomo ha perso il contatto con se stesso e comunque lo evita accuratamente a conferma della negata paura, dell’imbarazzo e l’incapacità a star da soli con se stessi e pensare guardandosi da dentro forse, perché da soli si avverte che non c’è scampo quando quella voce interiore chiamata coscienza trova uno spiraglio e si evince con un frastuono assordante per la pavida ragione. L’unica relazione interpersonale essenziale e determinante per la persona è quella che intrattiene con se stessa in quel regale spazio qual è il silenzio; se l’individuo non sa stare con se, se non si guida, se non si conosce, se non si prende cura del suo essere, se non sa auto ripararsi come può essere la qualità della sua vita?
Dr.ssa Elisabetta Vellone