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l'ereditarietà dell'affettività
L'ereditarietà dell'affettività
Erroneamente spesso si crede che l'affettività della persona sia una faccenda che riguarda solo la persona stessa; si crede anche che le caratteristiche emotive siano determinate geneticamente, ma è opportuno sapere che l'affettività è come la lingua madre ognuno fa propria quella si parla nel proprio ambiente significativo. ... Il seguente testo è tratto dalla trscrizione di un partecipante all'incontro a tema
L’ereditarietà dell’affettività
Apriamo questo lavoro posando l’attenzione sul complesso fenomeno dell’affettività e il ruolo che svolge nella nostra vita. Cos’è l’affettività? Generalmente diamo per scontato di sapere perfettamente cos’è, ma se proviamo a spiegarla ci rendiamo conto che le parole si fermano.
In realtà quello che sappiamo dell’affettività è che proviamo delle emozioni, che spaziano fra: emozioni di dolore, di gioia, di paura, di allegria, di entusiasmo, di vergogna, di rabbia ecc.,
ma da dove vengano, queste emozioni, e perché le proviamo ci è abbastanza sconosciuto.
L’intento che ci proponiamo oggi sarà proprio quello di fare un po’ di luce su questo aspetto.
Pensiamo alla dimensione affettiva come ad una massa energetica ( non percepibile dai nostri occhi) in continuo transito in entrata ed uscita fra la persona e il suo ambiente;
quindi fasci di complesse frequenze in continua vibrazioni che transitano fra la persona e il suo ambiente e, che contemporaneamente descrivono, caratterizzano e informano sulla qualità dello scambio fra il soggetto e l’ambiente, ma anche fra il soggetto e se stesso.
Dette frequenze formano il clima emotivo intorno alla persona e della persona che naturalmente può essere:
negativo-positivo; piacevole-spiacevole; funzionale-disfunzionale; sano-patologico.
Da quanto detto è consequenziale dedurre che, l’affettività di una persona non è da considerarsi qualcosa all’interno di essa, ma come una dimensione in cui la persona abita e che si espande oltre se stessa investendo persone e cose intorno a se.
Per quanto riguarda la sorgente di questa energia (l’affettività), dobbiamo rimetterci all’idea che è uno speciale dono di Dio, possiamo, però per convenzione, paragonarla al sapore del cibo quando mangiamo solo che in questo caso si tratta del sapore del cibo della psiche e dell’animo umano, cioè il sapore della nostra stessa esistenza.
Teniamo sempre presente i due valori assoluti ed universalmente riconosciuti dell’esistere che sono: benessere e sopravvivenza; tutte le forme viventi tendono a vivere ed a realizzare il sano benessere.
Se teniamo presente queste leggi possiamo allora comprendere che tutto ciò che accade ( in noi e intorno a noi) se risulta in armonia con i principi di benessere e sopravvivenza attiverà delle frequenze o vibrazioni positive e noi avvertiremo benessere ed emaneremo emozioni positive,
se invece risulta in contrasto con essi noi avvertiremo ed emaneremo emozioni negative dando luogo ad una dimensione affettività (la nostra) coerente e conseguente, che sarà positiva o negativa e che si esprime sotto forma di:
emozioni, passioni, stati d’animo e sentimenti.
Molte azioni dell’uomo, erroneamente attribuite alla sfera della razionalità, sono invece determinante dall’affettiva.
Ogni persona, ogni evento ed ogni ambiente possiede un suo colore affettivo, conferitogli dalla stessa persona che lo osserva e che si manifesta attraverso l’atmosfera che si determina promuovendo azioni e comportamenti quali ad esempio:
amore-odio, gioia-tristezza, onestà-disonesta, sincerità-menzogna, lealtà-slealtà ecc.
Lo stato umorale della persona è un clima emotivo personale abbastanza stabile e coerente con la dimensione affettiva del soggetto;
facciamo qualche es: umore positivo - sereno, positivo-allegro positivo-ottimista, ovvero:
negativo-triste, negativo-pessimista,negativo aggressivo ecc..
Ciò premesso andiamo allora a considerare il fenomeno dell’ereditarietà dell’affettività.
Abbiamo detto in altra circostanza, che la dimensione emotiva della persona non è un’attività competente alla mente razionale pensante, ma è gestita dall’intelligenza emotiva inconscia (sin dal momento zero della vita) la quale, per sua natura, persegue naturalmente il vero bene del soggetto ispirandosi a quelle leggi universali di benessere e sopravvivenza.
Quando il nostro umore di fondo e le emozioni sono di tipo negativo vuol dire che i nostri comportamenti, azioni ed intenti sono disfunzionali e noi non siamo allineati per realizzare il nostro vero bene.
Quando l’individuo non è in armonia, quando soffre, il suo umore di fondo è negativo ed anche i suoi stati d’animo sono negativi, come pure le sue emozioni ed i suoi sentimenti dando luogo ad una affettività, di tipo negativo condizionata e condizionante per se stessi, ma anche per gli altri ovviamente. Ed eccoci al punto del nostro lavoro odierno:
se questi altri sono i propri figli, ovvero quelle creature ( come abbiamo visto sono) naturalmente dipendenti dalle figure di riferimento ecco che si passa il testimone! Ecco che si consegna l’eredità affettiva!!!!!
Tenendo presente che l’affettività non transita sulle frequenze del pensiero razionale, ma si comunica direttamente da inconscio a inconscio,
ecco come il genitore impone ai propri piccoli l’ assimilare ed ereditare quell’affettività negativa e disfunzionale con l’aggravante che per essi è materiale formativo!
Da cui il classico discorso che tutti conosciamo:
i figli di persone depresse sono depressoidi, i figli di violenti sono aggressivi, i figli di genitori ansiosi sono ansiosi, i figli dei timidi-timorosi sono inibiti ecc. ecc.
Dr.ssa Elisabetta Vellone