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Lavoro, libertà e schiavitù
Lavoro libertà e schiavitù
La storia ci insegna che l’uomo da sempre ha lottato per liberarsi dalla schiavitù intesa come condizione in cui si realizza la negazione di ogni diritto umano e delle libertà fondamentali della persona. Nella condizione di schiavitù l’essere assume caratteristiche di “bene di proprietà dello schiavista” il quale decide a pieno titolo l’uso e la destinazione della propria merce; parallelamente lo/a schiavizzato si trova nella condizione di chi deve solo obbedire; obbedienza passiva nella speranza di evitare il peggio. Sono stati necessari secoli di lotte e di impegno, ma finalmente possiamo dire che le conquiste sono grandiose e che la piaga vergognosa dello schiavismo è ridotta ai minimi termini nel mondo.... L’uomo si è evoluto, ha preso coscienza, ha fondato la carta dei diritti, ha conquistato la libertà. Ora finalmente libero di esprimersi, manifestarsi, libero di agire e pensare l’essere umano può godere del dono della vita e gustare le emozioni più raffinate quale prerogativa della sola mente intelligente: entusiasmo, creatività, allegrezza, curiosità, passioni, interessi ed altre; la vita come un luogo meraviglioso nel quale muoversi in piena libertà nel rispetto di se stessi e degli altri, ma aimè non è affatto così che stanno le cose. Mai come in questa nostra epoca l’uomo accusa il male di vivere, non riesce a godere di nulla, non riesce a godere dei suoi simili; non riesce ad amare, l’uomo non è sereno, ma affannato, scontento, nevrotico ed egoista. Nel mondo del lavoro, quale spazio più ampio per l’espressione-realizzazione del Se e delle proprie doti interiori; la dove “ l’intimo” diventa tessuto sociale ed il “mio” diventa di tutti l’uomo sta accusando tutta la sua incapacità di essere libero e to be able. I mali sono noti: sfruttamento, illecito, abusi, mobbing, contraffazioni, falsi, ricatti, frodi, imbrogli, ingiustizie. In un pianeta dove c’è di tutto in abbondanza per tutti un terzo della popolazione muore di fame; in un paese ricchissimo come il nostro che abbonda di risorse quali: arte, cultura, natura generosa, clima e soprattutto cervelli c’è la crisi economica, la disoccupazione, la povertà, e tanta delinquenza. Cosa succede che sfugge all’intelligenza umana? In realtà è opportuno considerare che l’uomo è ancora schiavo e privo della libertà di volere e la capacità di perseguire il suo vero bene; l’essere umano non è libero dentro di volere ciò che buono, giusto e positivo per se stesso e di conseguenza per il suo prossimo. Nella nostra cultura nevrotica la mente umana risulta assediata lo schiavo e lo schiavista si sono sovrapposti impossessandosi di ogni forma di intelligenza nobile; l’uomo dimentica la sua capacità critica ed autocritica, la sua umanità per obbedire ad un tiranno introiettato che promette fama e potenza all’io ingenuo e vulnerabile; il tiranno si chiama: Dovere:dover-essere; dover-fare. I comandi automatizzati nella mente sono: devo/non devo, devo riuscire, devo avere, devo apparire, devo ottenere, devo sembrare, devo impedire, devo fare….devo devo devo…….questo schema operativo di fondo costituisce la matrice mentale nevrotica alla base dell’azione umana destinata pertanto a non produrre il bene, ne il benessere per la persona che ignora tutto ciò e presuntuosamente si accanisce a perpetuare i suoi “devo”.
Dott.ssa Elisabetta Vellone